

Millo
Millo, artista pugliese trapiantato in Abruzzo, compie i suoi studi di architettura a Pescara, ma decide poi di darsi all’arte, passione che lo accompagna fin da bambino, facendone il suo lavoro. Il distacco dall’architettura è segnato da una sorta di disillusione verso i limiti dell’edilizia, che lungi dal costruire habitat armonici ed equilibrati per la vita dell’uomo, troppo spesso si piega a logiche di mercato sfrontate e senza scrupoli, ergendo quei mostri edilizi tipici delle nostre città e delle periferie urbane. Proprio queste facciate cieche, queste gettate piane di cemento, diventano tele per Millo, squarci nelle città, finestre in cui immaginare nuove realtà. La street art diventa la sua dimensione, con cui si appropria dei luoghi invisibili delle città, non solo rendendo più belli gli spazi, ma anche generando attività e riflessioni sul rapporto che intercorre tra l’habitat e l’abitante. Lo sfondo di tutti i suoi lavori è sempre una città anonima e al contempo anomala, invasa da alberi, brandelli di foreste e orsi che si aggirano tra le strade e i palazzi. Predomina il bianco e il nero, la linea pulita, semplice, essenziale, con cui Millo riesce a scolpire dettagli e prospettive inglobando quanto più possibile gli elementi architettonici presenti. Sulla città si stagliano in primo piano le figure di grandi bambini che, come messaggeri, fuoriescono imponenti dallo spazio e interagiscono con la minuziosa metropoli compiendo piccoli gesti rivoluzionari, di rottura, che ci invitano a mettere in questione il modo di vivere il nostro spazio. I bambini di Millo parlano agli adulti ricordandogli l’impegno di lasciare per loro un mondo più vivibile e meno disonesto.
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