L’opera di Valeria Iozzi del 2020 apre lo spazio e squarcia la parete verso il cielo popolato di rondini che, come gli abitanti di Aielli, partono e fanno ritorno. Un’opera che racconta l’identità e la storia di una comunità che ha saputo trasformarsi, reinventarsi e a volte partire, portando con sè la voce della montagna e l’affetto per la propria terra d’origine. Gli stessi proprietari dell’immobile, emigrati in Australia dove tuttora risiedono, sono in questo modo richiamati nella composizione. Evidente è il richiamo ai colonnati della chiesa di San Giuseppe, in stile architettonico razionalista tipico dell’epoca fascista, testimonianza della diversa storia che ha caratterizzato la nascita e lo sviluppo di Aielli Stazione. La chiesa, ricca nelle decorazioni e nelle varietà di marmi impiegati, segnò agli inizi degli anni Quaranta una rinascita artistica di Aielli, dopo la frattura del terremoto che ne aveva determinato una scissione duratura e profonda. I colonnati che creano un effetto prospettico profondo e vertiginoso si innestano sulle montagne dorate, che si fondono con il profilo di una figura femminile materna, tutelare, che, padrona indiscussa del paesaggio, osserva, protegge, scuote e richiama a sé le sue rondini.